su Sergio Serraiotto

  • Natalia Bondarenko:
Ho il privilegio di conoscere Sergio Serraiotto personalmente, perciò sono riuscita a sorprendermi nel momento in cui questo ‘gigante buono’,  di poche parole e di una freddezza apparente,  è riuscito a ‘produrre’ (mi scuso per il verbo) un libro di  grande valore sentimentale.
Sarebbe questa sorpresa a risultare il primo pregio. Sergio Serraiotto non scrive soltanto d’amore. Il suo pensiero finisce con il toccare temi inattesi come la Grande Guerra (Quota 1331, Monte Grappa), l’orrore della Shoah (La casa delle bambole) e anche recenti tragedie (Mc Gaza) in modo sorprendente, che però non stona in nessun caso con il contenuto dell’intero libro. È come se fossimo lì, a sfogliare il quotidiano in un bar dalla prima pagina all’ultima, iniziando dalla politica e finendo negli annunci dei funerali locali. Ci sta tutto perché l’autore riesce a parlare di molte cose con una profondità sentimentale disarmante e unica.
Sergio Serraiotto non è un poeta lirico anche se crede di esserlo. Piuttosto usa tutti i canoni della liricità volgendoli a suo favore, sdogana ogni tanto i suoi confini e cerca di ridisegnarne di nuovo con un linguaggio fresco e contemporaneo.
…Ieri ho fatto uscire di casa l’amore,sono rimasto solo,con il caffè tra le ditain attesa di scrivere qualche bugia.Invece,
ho riempito il cestinocon inutili verità quotidiane.L’amore poi è tornatoa leccare latte dal piattino,l’ho sentito starnutire…



Le sue poesie sono immediatamente accessibili e riconoscibili, gli aggettivi che usa sono utili e necessari. Non so se si possa parlare di una liricità esistenziale, ma la sua poesia non ti stanca mai e non ti delude perché essere onesti, per Sergio, nonostante tutto (e tutti), significa esistere.
Il terzo pregio, indubbiamente, è l’ironia e l’autoironia. A piccole dosi, ogni tanto, quel poco che basta e che serve, un distillato di grappa pregiata come quella, di Bassano, la città da dove proviene Serraiotto. Lui è dissacrante con se stesso, con la realtà e la filosofia del suo vivere; con cinque righe riesce dire tutto e anche di più:
Sto beneperchého imparato a bastarmi.Sembra poco,ma è tutto qua.
Un difetto? Non serviva cercarlo a lungo: la copertina del libro risulta completamente estranea alle poesie che andrete a leggere. Le valige, i treni… Il viavai metropolitano c’entra poco con la vita di provincia così cara all’autore compresa qualche espressione dialettale usata in qualche poesia in modo del tutto spontaneo: le osterie, le bevute con gli amici, la quotidianità quotidiana ai piedi del Monte Grappa sono il suo habitat naturale, anche se il posto più frequentato da Serraiotto è il cuore che non sarà mai così grigio come la copertina di questo bellissimo libro.

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