Dovrei abituarmi a considerarmi una
clandestina,
una profuga,
se vuoi – una disertora,
un vecchio abito da sera mai usato, una
corona
d’alloro finta, un giocattolo rotto,
lo scavo di una carie trascurata,
se vuoi – uno sconto da mettere nel
portafoglio
da utilizzare fino a una certa data
che non corrisponde alle fobie del
possesso,
che non corrisponde ai giorni delle
pulizie generali
dovrei abituarmi a rincasare dentro i
rimpianti,
pieno di pacchi-regalo infiocchettati, le
feste
già passate, dentro le falangi affaticate
dal bussare,
dentro i cassetti vuoti, le valige
smarrite,
dentro un sapore di polvere
tirata con la mano via dai mobili,
se vuoi – dentro una ciotola piena di
caramelle,
di cioccolatini, di biscotti al burro,
quello,
che vorrei avere come un lubrificante per
l’anima
che non riesce a smettere mai di ‘scricchiolare’.
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