Antonino Caponetto su Natalia Bondarenko



Se alla tradizione poetico-letteraria russa appartengono sia il poemetto sia il poema in prosa, il poemetto sottende e percorre, con le dovute differenziazioni, tutte le letterature, mentre il poema in prosa è qualcosa di esclusivamente russo, che non va confuso con la prosa lirica, sia essa francese, spagnola, tedesca o altro. Fra questi due versanti non solo compositivi, non solo formali, pare muoversi, in maniera decisa e precisa, tanto la poesia quanto la più gran parte della poetica complessiva di Natalia Bondarenko. E gli esiti di tale poesia, figlia e madre consapevole di una assai ricca e complessa poetica, la cui anima è inevitabilmente russa, gli esiti di tale poesia, dicevo, sono davvero felici. Essi celano e concentrano nella loro semantica discorsivo-quotidiana le immense capacità di sentire, soffrire, gioire, tipiche della sensibilità dell’anima russa. Ma tutte queste caratteristiche del sentimento vengono costantemente mediate (forse guidate) da quella grande ‘magistra vitæ’ che è l’auto-ironia, la quale permette alla nostra Autrice e al suo lettore di guardare (e amare), senza straparlarne, tutta un’intera vita - e tutta la poesia che in essa è intrisa - attraverso il sorriso, ironico eppure misterioso: un sorriso aperto su un linguaggio quotidiano eppure oracolare, e la cui forma è tanto altamente poetica quanto inevitabilmente profetica. Per tutto questo diciamo grazie a Natalia Bondanenko e alla sua poesia. 


Nessun commento:

Posta un commento