Se alla tradizione poetico-letteraria
russa appartengono sia il poemetto sia il poema in prosa, il poemetto sottende
e percorre, con le dovute differenziazioni, tutte le letterature, mentre il
poema in prosa è qualcosa di esclusivamente russo, che non va confuso con la
prosa lirica, sia essa francese, spagnola, tedesca o altro. Fra questi due
versanti non solo compositivi, non solo formali, pare muoversi, in maniera
decisa e precisa, tanto la poesia quanto la più gran parte della poetica
complessiva di Natalia Bondarenko. E gli esiti di tale poesia, figlia e madre
consapevole di una assai ricca e complessa poetica, la cui anima è
inevitabilmente russa, gli esiti di tale poesia, dicevo, sono davvero felici.
Essi celano e concentrano nella loro semantica discorsivo-quotidiana le immense
capacità di sentire, soffrire, gioire, tipiche della sensibilità dell’anima
russa. Ma tutte queste caratteristiche del sentimento vengono costantemente
mediate (forse guidate) da quella grande ‘magistra vitæ’ che è l’auto-ironia,
la quale permette alla nostra Autrice e al suo lettore di guardare (e amare),
senza straparlarne, tutta un’intera vita - e tutta la poesia che in essa è
intrisa - attraverso il sorriso, ironico eppure misterioso: un sorriso aperto
su un linguaggio quotidiano eppure oracolare, e la cui forma è tanto altamente
poetica quanto inevitabilmente profetica. Per tutto questo diciamo grazie a
Natalia Bondanenko e alla sua poesia.
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