Racconto di Natalia Bondarenko
“Io ho risolto
il problema scaricando tutto sul disco rigido.”
“Cioè?”
“Metto tutto
sul disco D.”
L'ingegnere,
il ‘medico curante’ del mio portatile, un ragazzo trentenne, con gli occhiali
scuri da secchione, bocca stretta e sguardo pungente, beve l’acqua frizzante,
mi guarda e poi maliziosamente sorride:
“Ma guarda che
anche C è rigido…”
“È rigido?”
Rimango
perplessa per un attimo.
La calura è
così forte che spacca persino il porfido che scricchiola le sue lamentele a
vuoto, mentre sotto il tendone accanto a noi si accomoda un’anziana signora di
un’età sicuramente proibita per girare a quell’ora del giorno, per di più,
vestita di un vecchio tailleur a fiori, tanto da sembrare uno scampolo di una
tenda d'epoca.
Guarda verso
la porta del bar nell'attesa della barista che tarda ad arrivare.
Intanto che
guardo pietosamente la vecchietta e penso a quello che mi ha detto prima il mio
amico, lui va avanti come la Ferrari dei tempi migliori:
“Il disco
rigido sta vedendo seriamente sfidato il suo primato da parte dei nuovi dischi
a stato solido… che sono destinati probabilmente in futuro a soppiantarlo. Infatti,
se tu ricordi, i floppy disk… “ e per un attimo si pianta a metà frase proprio
come a volte si pianta il mio PC quando dimentico di scaricare l’aggiornamento
anti-virus, “insomma… floppy… è come dire ‘floppe’… nel senso… fiappo.”
“Cos’è
fiappo?” rispondo automaticamente.
La vecchietta
si gira verso di noi e poi, bruscamente, torna a guardare verso la porta del
bar; della barista non c'è traccia.
“Il
dischetto…” il mio amico parla guardando dentro al bicchiere, osservando le
striature che
coprono il vetro e opacizzano tutta la trasparenza del vetro.
coprono il vetro e opacizzano tutta la trasparenza del vetro.
“Quale
dischetto?” e mi sforzo di comprendere, “non ne ho mai usati…”
La vecchietta
si gira verso di noi e poi subito torna a guardare verso la porta del bar,
della barista non c'è traccia.
“Floppy… a differenza dei rigidi, il
floppy è facilmente maneggiabile e riconoscibile anche da parte di chi non
capisce una mazza… come te, per esempio…” ma non ride perché è sicuro di avere
una deficiente informatica del primo livello e per lui è una questione seria.
“Ma il rigido…”
“Cosa…
rigido?” lo interrompo continuando ancora ad immaginare un misterioso floppy
disk, mai visto.
“Il disco rigido anche
chiamato hard
disk drive… cioè, semplicemente Hard disk.”
“Hard?” la mia confusione aumenta.
L’ingegnere fa lo sguardo da ingegnere e non risponde.
“Ahahahah!!!“
rido, “Hard? È quasi come dire porno!
Porno disco…”
La vecchietta
si gira verso di me e mi fissa come un nemico del popolo. Ma io non la vedo:
sono seduta di lato e con l’angolo dell’occhio vedo una sagoma di cappelli
bianchi vacillare a destra e sinistra. Il prosecco è acido, caldo, imbevibile e
manca qualcosa da mettere sotto i denti: mancano le patatine.
L’ingegnere
(non so come) capta il mio pensiero, poi commenta:
“Manca la
patata…”
“Sì, manca la
patata…” ripeto senza capire il doppio senso: il mio italiano, dopo trent’anni,
lascia ancora desiderare.
La vecchietta
tira fuori dalla borsetta anni ‘60 il fazzoletto, cerca di asciugare il lato
dell’occhio che luccica e approfitta per squadrare meglio l'ingegnere.
“In ogni caso,
D e C… sono entrambi hard… cioè duri, e non credere a chi ti dice che salvano…”
“Allora, hard
e rigido è la stessa cosa?” confermo così la mia completa ignoranza.
“Si, diciamo
che D è leggermente più rigido di C… ma in realtà è la stessa cosa… se anche la
rigidità è una cosa relativa, importante è che lo usi bene… secondo me ti fai
troppe seghe mentali… ‘rigido’, ‘non rigido’…. Devi guardare anche i pollici.”
“Cosa sono i
pollici?”
“È la misura…
il mio per esempio è di 24 pollici, che sono circa 60 centimetri… manca la
patata, però….”
E ride di
gusto.
La vecchietta
si gira di nuovo e lo squadra per bene. Lui però non la vede: è seduto come
me, di lato, e secondo me ha seri
problemi di vista perché strizza gli occhi per vedere meglio il suo bicchiere
nonostante gli occhiali che sembrano i fondi della bottiglia.
“Sessanta centimetri di cosa?” metto
inconsciamente legna sul fuoco.
“È il
diametro… ma ora ci sono anche più grandi….”
La vecchietta
spalanca gli occhi stirando così tutte le sue rughe, acquistate nella sua,
valorosamente semplice vita
“E poi, i
floppy… ormai non ci sono più…. Che palle, però, bisognava metterlo dentro ogni
volta… E quando si incastrava e non voleva uscire? Che presa per il culo!!!!”
“Perché si
incastrava?”
“Perché é
floppy ! Fiappo, po’…”
“Fiappo?”
“Si, fiappo!”
A questo punto
la vecchietta si alza e va via. Ma passando accanto all’ingegnere nella foga
dell'incedere, la sua borsetta incrocia il cranio del mio amico proprio nel
momento in cui lui sta sorseggiando la sua acqua gassata con ghiaccio. La
bevanda gli va di traverso, l'ingegnere quasi si soffoca e l’unica cosa che
esce dalla sua bocca – è un grido di corde vocali affogate che si stende come
l’allarme dell’alluvione su tutto il
corso Garibaldi:
“Cazzooooooooooooooo!!”
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