Quando
morirò,
di poetesse
se ne faranno delle altre.
Scrivere
poesie (per una donna)
non è poi
cosa fenomenale.
Diranno
che sono stata godibile
per quanto
si può sopportare
un
linguaggio casalingo, tutt’altro che 2.0,
un gergo
mal interpretato,
una
canzonetta per un’estate, delle piccanterie,
[anche se,
le donne hanno sempre parlato di sesso
e senza troppe insicurezze].
Ma tutto
sta nella realtà quotidiana,
nell’ironia
del sopravvivere,
nel
calzare le sconfitte, come si calzano le scarpe,
sta nel
consumare le giornate da femmina soggiogata
[con un certo romanticismo, naturalmente]
magari
con un
timido ti amo o con un deciso vaffanculo.
Alcuni versi però che avrei dovuto scrivere,
si sono persi per strada,
alcuni spazi vuoti sono diventati la mia prigione.
5.07.2014
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